La gara femminile di Rio 2016 non è stata così scontata come quella degli uomini, certamente tutti sapevamo che l’americana non aveva rivali nella corsa, ma almeno la grinta della svizzera ha reso tutto meno scontato. Ho letto commenti post gara che criticavano la sfrontatezza della Spirig nel voler essere davanti a tirare il gruppo delle leader che avevano messo in atto una fuga per non farsi raggiungere dalle inseguitrici. Io credo che abbia fatto bene, lei sicuramente era molto preparata anche su distanze più lunghe, visto i suoi risultati,anche al 70.3 di Pescara dimostrava di essere un gradino sopra a tutte. Ci ha provato con grinta e determinazione fino in fondo, mentre nessuna ha tentato nulla, neanche la forte ciclista delle Bermuda Duffy, che sabato sembrava una principiante in confronto.La sua passività però l’ha pagata cara perchè dopo la frazione di bici è praticamente scomparsa, lei che è leader delle WTS di questa stagione. Tenere il ritmo molto alto era l’unica mossa per poter fare in modo di stancare la Jorgensen e tutte le altre ragazze il più possibile ed inoltre avrebbe evitato che da dietro potessero provare a rimontare posizioni pericolose altre atlete forti nella corsa.
Lei è stata l’unica che l’ha sfidata e le ha fatto sentire il “fiato sul collo” ed una pressione psicologica ben giocata sino alla fine, anche nello scambio di parole sul finale, che come due ciclisti si sfidavano ad andare avanti a tirare, la svizzera si è dimostrata beffarda dicendole che lei la medaglia già l’aveva sul collo.
La svizzera infatti aveva rallentato nel rettilineo finale controvento per non bruciare altre preziose energie, visto che dietro a meno di venti secondi le due inglesine Holland e Non Stanford si stavano aiutando per portare a casa un bronzo sicuro o addirittura uno sperato argento. Alla fine come era previsto negli ultimi 800 metri la Jorgensen ha messo il turbo e nulla ha potuto più la svizzera contro il ciclone americano, ma, chapeaux ad una donna di 34 anni che dopo l’oro di Londra ha anche avuto un bambino e che dimostra di poter essere ancora in grandissima forma e sicuramente la prossima star della lunga distanza. Bronzo invece alla inglese Holland che in volata batte la sua sparring partner Non Stanford. Le nostre italiane, non hanno molto brillato, a parte il fatto che la Bonin è riuscita a tenere il gruppo di testa per tutta la frazione di bici ma si sapeva del resto che a corsa avrebbe potuto fare ben poco. E con una lacrima di dispiacere che mi scende sulla guancia vi dico che purtroppo dovremo aspettare altri quattro anni per vivere altre emozioni come queste! Grazie comunque #italiateam…