“We and Them” noi versus i giovani triathleti di oggi

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Rimetto mano a questa rubrica dopo una breve pausa per raffrontare questo simpatico paragone. L’idea per la creazione di questo articolo mi è balenata mentre mi trovavo a fare il giudice di gara ad una gara di triathlon Kid a Capodimonte nella seconda settimana di giugno. Peraltro, fortunatamente il giorno della gara dei bambini è stata una giornata bellissima, mentre, il giorno seguente sul lago si è abbattuto un temporale degno di un film horror.

Dunque un paragone di come eravamo noi e di come sono loro. Noi eravamo entusiasti di iniziare una nuova disciplina considerata all’epoca “no limits” e pronti a tutto; si è vero le critiche esistono dall’inizio dei tempi, per cui c’era sempre colui che aveva qualcosa da giudicare in modo negativo. Ma, generalmente finivamo la nostra prova contenti di aver dato il massimo, e mai, dico mai, ho visto scene di triathleti che appena finito si buttavano a terra, rantolavano, piangevano, fingevano di vomitare oppure strillavano appena passato il traguardo. Come ripeto, noi eravamo entusiasti di aver completato la nostra dura prova, spesso in giornate estive torride e ventose. Mentre oggi vedo cose che voi umani non potete neanche immaginare! I giovanissimi triathleti di oggi sono già formati e vestiti di tutto punto come se ogni competizione fosse una WTS (World Triathlon Series), nel senso che sono muniti di attrezzature tecniche ed accompagnati da genitori che li trattano come dei piccoli “Gomez” e li supportano fino alla fine come se ogni passo fosse l’ultimo per la vittoria finale del Campionato Mondiale di Ironman alle Hawaii!

Poi quello che succede appena raggiungono il fatidico tappeto azzurro per passare il traguardo è a dir poco incredibile. La prima cosa che mi viene in mente è che, durante un corso di formazione per tecnici di triathlon tanti anni fa, un giovane allenatore ci disse che i bambini che fanno triathlon devono sempre giocare ed allenarsi. Qui il gioco non c’è almeno non c’è più, anzi mi sembra che coloro che arrivano fuori dal podio sono già considerati dei falliti e delle schiappe inutili. Attorno la folla di genitori che urla praticamente di tutto, i bambini raggiungono la “finish line” e letteralmente si buttano a terra lanciandosi. Ho visto una ragazza che piangeva urlando piegata su un albero; ho chiesto al padre se avesse bisogno del medico e lui mi ha risposto tranquillamente: “no, no, grazie, tanto ad ogni gara lei finisce così”. Io sono rimasta allibita.

Un altro promettente triathleta, (a dire dei genitori), categoria esordiente (quindi per chi non lo sapesse di 9 anni), dopo essere stramazzato al suolo si è fatto portare in autombulanza per essere rianimato. Un poverino che sul rettilineo finale nell’impeto (dato che ovviamente stiamo parlando di bambini) si è perso una scarpa, ha rischiato il linciaggio. L’ultima scena per finire: una cucciola che appena passato vincente il traguardo, (erano partiti maschietti e femminucce assieme), è stata lodata dalla madre con parole tipo: “brava li hai massacrati tutti! Pure i maschi!”.

Lascio a voi l’ultimo pensiero….per me è stato tutto paradossale…Triathlon ultima frontiera nello spazio…

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3lifeblog

Former National Triathlon athlete, now ancient and forgotten sites hunter, mountain biker and open waters swimmer. Love ancient Romans and Etruscan civilizations. Follow my discoveries!

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